A leggere un quotidiano o guardare un tiggì, sembra di assistere ad un bollettino di guerra. Al punto che mi domando se siamo davvero un Paese civile. O meglio, se la civiltà non abbia ancora raggiunto certi settori della vita.
Ieri è toccato a Vanessa Scialfa, 20 anni, da Enna. Strangolata per gelosia. Vale a dire per nessun motivo accettabile, ammesso che esista anche solo mezza motivazione “pregevole” o “non così spregevole” per un marito, fidanzato o ex che strangoli, spari, picchi o accoltelli. Se esiste, sono troppo stupida per capire quale sia.
In casi simili – uno ogni due giorni – i tiggì aprono funerei, passano sullo schermo foto sorridenti di tempi che non torneranno più, il vicino di casa dichiara che “li sentivo spesso litigare” (ma s’è fatto i cavolacci suoi) o che “lui era una persona perbene, salutava sempre”, l’amica in lacrime si dispera, talora si vedono anche genitori affranti cui viene chiesto – con un tatto squisito – se siano addolorati, quant’era bella la figlia da viva (se sei brutta fai meno compassione), se gli manca, cosa pensino dell’assassino e se lo perdoneranno.
E poi il commento della voce narrante è quasi sempre quello:
* Lei voleva lasciarlo;
* Lui l’amava troppo e non accettava che fosse finita;
* Tragedia della gelosia/ della follia;
* Disperato perché lei l’aveva lasciato
Ecc. ecc. ecc.
Tutti stigmatizzano sacrosantamente. Qualche bastian contrarioda bar (generalmente ultra sfigato col sesso femminile e soffocato da madre castrante) dice che “le donne non sanno più stare al loro posto” e rievoca nostalgico i bei tempi andati degli angeli del focoare sfasciati da parti e aborti che cucinavano e incassavano pedate con servile muliebrità. E poi la vittima possa riposare in pace, amen. Dimenticata fino al prossimo bollettino di guerra.
Oggi Vanessa, ieri le altre, domani altre ancora. Sembra che in Italia sia pericoloso interrompere una storia che non funziona: controparte potrebbe aversene a male e allora nove su dieci saranno cavoli tuoi. Tra chi consiglia di portar pazienza, chi avvisa che a far querele e gridare poi si va nelle rogne, tra chi scrolla le spalle e chi suggerisce che potresti averci un po’ di colpa… Be’ sì sono decisamente cavoli tuoi.
La poche volte che i media – di fronte ad omicidi più efferati di altri o in seguito a particolari recrudescenze di quelli che si chiamano “femminicidi” – ne parlano, il tono è a metà tra l’accademico andante (psichiatri funerei, giudici del tribunale per i minorenni dall’aria bonaria che però non si capisce che cappero ci facciano lì) il televisivo spinto (giornalisti sempreterni che discettano indifferentemente di femminicidi, politica, mafia o calcio, avvenentissime attrici vittime di stalking che come vittime son certo più coreografiche della donna comune e spesso anche meglio tutelate!!!) ed il faceto assai (presentatori galanti con la bella vittima del fan ossessivo-compulsivo, strizzatine d’occhio). Il tutto condito da una generosa spolverata di luoghi comuni “eh ma si sa che l’uomo italiano è geloso“, “va be’ ma la donna, si sa…“, “alzi la mano chi non si arrabbia se viene lasciato”…
Per la serie: che brutta cosa la violenza sulle donne, lo dice anche lo psichiatra, però il maschio latino è geloso ed alla donna sotto sotto piace, quelli che lo fanno sono tutti pazzi e poi insomma, vis grata puellae… no?
Tanto varrebbe non parlarne affatto, a questo punto…